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Non ha forse un duro lavoro l'uomo sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?
Come lo schiavo sospira l'ombra e come il mercenario aspetta il suo salario,
così a me son toccati mesi d'illusione e notti di dolore mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: «Quando mi alzerò?». Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all'alba.
Ricoperta di vermi e croste è la mia carne, raggrinzita è la mia pelle e si disfà.
I miei giorni sono stati più veloci d'una spola, sono finiti senza speranza.
Ricordati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene.
Non mi scorgerà più l'occhio di chi mi vede: i tuoi occhi saranno su di me e io più non sarò.
Una nube svanisce e se ne va, così chi scende agl'inferi più non risale;
non tornerà più nella sua casa, mai più lo rivedrà la sua dimora.
Ma io non terrò chiusa la mia bocca, parlerò nell'angoscia del mio spirito, mi lamenterò nell'amarezza del mio cuore!
Son io forse il mare oppure un mostro marino, perché tu mi metta accanto una guardia?
Quando io dico: «Il mio giaciglio mi darà sollievo, il mio letto allevierà la mia sofferenza»,
tu allora mi spaventi con sogni e con fantasmi tu mi atterrisci.
Preferirei essere soffocato, la morte piuttosto che questi miei dolori!
Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo. Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni.
Che è quest'uomo che tu nei fai tanto conto e a lui rivolgi la tua attenzione
e lo scruti ogni mattina e ad ogni istante lo metti alla prova?
Fino a quando da me non toglierai lo sguardo e non mi lascerai inghiottire la saliva?
Se ho peccato, che cosa ti ho fatto, o custode dell'uomo? Perché m'hai preso a bersaglio e ti son diventato di peso?
Perché non cancelli il mio peccato e non dimentichi la mia iniquità? Ben presto giacerò nella polvere, mi cercherai, ma più non sarò!
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